Questo non va detto, questo non va fatto; questo è buono, questo è cattivo. Palle.
Non credete a tutti quelli che vi dicono che è necessario "misurare le parole", con la scusa che non si puoi mai sapere chi si ha di fronte, o perchè certe cose è proprio meglio non dirle mai (...la piaga del "politicamente corretto").
Le parole, se lasciate in un angolo del mondo a riposare, sono innocenti; non c'è alcun bisogno di misurarle. Sarebbe opportuno, invece, misurare le persone.
La medesima cosa, detta a due persone differenti, può avere esiti e significati diametralmente opposti: chi ha una mentalità aperta sarà pronto al dialogo, chi ha una mentalità chiusa probabilmente si chiuderà ancora di più; qualcuno comprenderebbe immediatamente, qualcun altro non riuscirebbe a capire il discorso nemmeno in un anno; un amante potrebbe adirarsi, un amico invece aprirsi.
Azione-reazione, conflitto-dialogo, rapporto tra due individui; il senso di un'idea non è certo legato al termine, alla parola (a meno di non essere dei metafisici medievali), ma è figlio della persona che lo esprime e del rapporto tra questa persona e il contesto. Il difficile non è restare in silenzio: chi tace sempre, in fondo, non corre il rischio di sbagliare...ma una vita da codardo non l'auguro a nessuno.
Il difficile è capire le persone con le quali ci ritroviamo ad avere a che fare: misurare le persone, appunto, e non le parole.
Non esistono cose da non dire, o cose che non possono essere dette: le parole, come detto, sono innocenti.
L'innocenza si perde in bocca alle persone, a tutte quelle persone che parlano parlano parlano parlano dimenticandosi sempre di valutare le conseguenze e i significati delle loro parole, come se il loro "essere individuale" non aggiungesse nulla, ne' senso ne' suono, al discorso.
Eh già, a volte l'innocenza si perde.
Perchè pesa più una carezza data alla persona sbagliata, che un vaffanculo ringhiato alla persona giusta.
Non credete a tutti quelli che vi dicono che è necessario "misurare le parole", con la scusa che non si puoi mai sapere chi si ha di fronte, o perchè certe cose è proprio meglio non dirle mai (...la piaga del "politicamente corretto").
Le parole, se lasciate in un angolo del mondo a riposare, sono innocenti; non c'è alcun bisogno di misurarle. Sarebbe opportuno, invece, misurare le persone.
La medesima cosa, detta a due persone differenti, può avere esiti e significati diametralmente opposti: chi ha una mentalità aperta sarà pronto al dialogo, chi ha una mentalità chiusa probabilmente si chiuderà ancora di più; qualcuno comprenderebbe immediatamente, qualcun altro non riuscirebbe a capire il discorso nemmeno in un anno; un amante potrebbe adirarsi, un amico invece aprirsi.
Azione-reazione, conflitto-dialogo, rapporto tra due individui; il senso di un'idea non è certo legato al termine, alla parola (a meno di non essere dei metafisici medievali), ma è figlio della persona che lo esprime e del rapporto tra questa persona e il contesto. Il difficile non è restare in silenzio: chi tace sempre, in fondo, non corre il rischio di sbagliare...ma una vita da codardo non l'auguro a nessuno.
Il difficile è capire le persone con le quali ci ritroviamo ad avere a che fare: misurare le persone, appunto, e non le parole.
Non esistono cose da non dire, o cose che non possono essere dette: le parole, come detto, sono innocenti.
L'innocenza si perde in bocca alle persone, a tutte quelle persone che parlano parlano parlano parlano dimenticandosi sempre di valutare le conseguenze e i significati delle loro parole, come se il loro "essere individuale" non aggiungesse nulla, ne' senso ne' suono, al discorso.
Eh già, a volte l'innocenza si perde.
Perchè pesa più una carezza data alla persona sbagliata, che un vaffanculo ringhiato alla persona giusta.
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