Nel mondo frenetico di oggi, ancor più che in passato, la vita è fatta di priorità.
Ci sono sempre tanti problemi da risolvere, e a meno di non essere dei super-uomini o di non avere qualcuno che possa dare una mano, è necessario occuparsi di una questione alla volta; esistono diverse scuole di pensiero: c'è chi bada prima ai problemi più importanti e difficili, e chi invece si occupa subito dei problemi più semplici. I primi forse hanno più coraggio, ma i secondi sicuramente hanno maggiore spirito...imprenditoriale: liberarsi immediatamente delle cazzate permette, in un secondo momento, di dedicarsi anima e corpo alle cose serie.
Dopotutto mica è sempre vero che i problemi più grossi sono anche i più urgenti da risolvere, suvvia.
Ci sono poi tutta una serie di priorità nelle informazioni che diamo alle altre persone, che siano informazioni su di noi o informazioni su altre faccende che non ci riguardano direttamente, per non parlar poi della questione "lo dico prima a questo, o lo dico prima a quello" (chi abbia mai deciso di sposarsi capirà bene di cosa sto parlando).
Intendiamoci: la vita di ciascuno di noi, oggi, è tremendamente complicata. Abbiamo un lavoro (se va bene), degli hobby, delle amicizie o delle relazioni...in sostanza, voglio dire, ne abbiamo tante di cose da raccontare; ne consegue che quando ci "presentiamo" al mondo si finisca per dare necessariamente la priorità a determinati aspetti della nostra persona, a scapito di altri (magari altrettanto importanti).
Ultimamente mi chiedo sempre più spesso con quali criteri io abbia sempre tentato di dare un ordine preciso e giustificabile a tutte le mie priorità, che fossero problemi, informazioni, cose da fare o da dire, eccetera. Ho tratto due conclusioni, da questa mia riflessione.
In primo luogo mi sono accorto che ho sempre cercato di accontentare tutti (con le azioni, quando si trattava di problemi da risolvere, o con il modo di essere, quando si trattava di "presentarsi" sotto una certa luce), e che non sempre ci sono riuscito.
In secondo luogo mi sono reso conto che, in questi miei fallimenti, l'unico a prenderlo in culo per davvero alla fine ero proprio io.
E non sapete quanto questa solare verità mi faccia girare, prepotentemente, i coglioni. :D
Ci sono sempre tanti problemi da risolvere, e a meno di non essere dei super-uomini o di non avere qualcuno che possa dare una mano, è necessario occuparsi di una questione alla volta; esistono diverse scuole di pensiero: c'è chi bada prima ai problemi più importanti e difficili, e chi invece si occupa subito dei problemi più semplici. I primi forse hanno più coraggio, ma i secondi sicuramente hanno maggiore spirito...imprenditoriale: liberarsi immediatamente delle cazzate permette, in un secondo momento, di dedicarsi anima e corpo alle cose serie.
Dopotutto mica è sempre vero che i problemi più grossi sono anche i più urgenti da risolvere, suvvia.
Ci sono poi tutta una serie di priorità nelle informazioni che diamo alle altre persone, che siano informazioni su di noi o informazioni su altre faccende che non ci riguardano direttamente, per non parlar poi della questione "lo dico prima a questo, o lo dico prima a quello" (chi abbia mai deciso di sposarsi capirà bene di cosa sto parlando).
Intendiamoci: la vita di ciascuno di noi, oggi, è tremendamente complicata. Abbiamo un lavoro (se va bene), degli hobby, delle amicizie o delle relazioni...in sostanza, voglio dire, ne abbiamo tante di cose da raccontare; ne consegue che quando ci "presentiamo" al mondo si finisca per dare necessariamente la priorità a determinati aspetti della nostra persona, a scapito di altri (magari altrettanto importanti).
Ultimamente mi chiedo sempre più spesso con quali criteri io abbia sempre tentato di dare un ordine preciso e giustificabile a tutte le mie priorità, che fossero problemi, informazioni, cose da fare o da dire, eccetera. Ho tratto due conclusioni, da questa mia riflessione.
In primo luogo mi sono accorto che ho sempre cercato di accontentare tutti (con le azioni, quando si trattava di problemi da risolvere, o con il modo di essere, quando si trattava di "presentarsi" sotto una certa luce), e che non sempre ci sono riuscito.
In secondo luogo mi sono reso conto che, in questi miei fallimenti, l'unico a prenderlo in culo per davvero alla fine ero proprio io.
E non sapete quanto questa solare verità mi faccia girare, prepotentemente, i coglioni. :D
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