2.8.13

Berlusconi, la condanna e il delirio

Dopo che un intero Paese si era fermato in attesa di conoscere il destino di un solo uomo, destino che a sua volta avrebbe determinato - incredibile - quello dell'intero Paese, ieri la cassazione ha emesso il suo verdetto: Silvio Berlusconi condannato per frode fiscale a quattro anni di reclusione, dei quali tre coperti da indulto ed il quarto da scontarsi agli arresti domiciliari o con l'affidamento ai servizi sociali. Fin qui la condanna. Poi c'è il delirio.

Il delirio di un Senato che sarà chiamato a decidere sulla decandenza di un condannato alla carica di Senatore della Repubblica, come se ci fossero dubbi sull'opportunità che un condannato sieda nell'aula del Senato della Repubblica, come se bastasse blaterare di "sentenza politica" per cancellare la realtà dei fatti.

Il delirio di un Silvio Berlusconi che reagisce alla condanna con un video-messaggio / omelia alla Nazione, nel quale si chiede se sia questo il modo in cui l'Italia ringrazi vent'anni d'impegno per la Cosa Pubblica (...), ed in generale i suoi cittadini migliori (...). No, a naso credo che questo sia il modo in cui la Legge italiana punisce i colpevoli di frode fiscale, ma capisco che l'unica strategia di marketing perseguibile in tale frangente sia il rigiro della frittata.

Il delirio di un Silvio Berlusconi che annuncia la riesumazione di Forza Italia, e di conseguenza la fine dell'esperienza polita del Popolo della Libertà, con buona pace di tutti quei dirigenti di Alleanza Nazionale che dal 1995 al 2009 demolirono quel che restava della destra italiana per restare, alla fine dei giochi, con un pugno di mosche.

Il delirio di 10.000.000 di italiani che su un giornale vengono fatti passare per evasori fiscali e non battono ciglio, e continuano a credere alle favole: Ruby la nipote di Mubarak, le cene e le feste galanti, l'inesistenza delle leggi ad personam, il pericolo di consegnare l'Italia alla sinistra, i quattro milioni di posti di lavoro, le pensioni minime alzate ad un milione di lire, l'abbattimento della pressione fiscale, i processi politici, le sentenze politiche, le toghe rosse, il contratto con gli italiani...

Ma soprattutto il delirio di una classe politica intera, che prima non è stata in grado di formulare una legge sul conflitto d'interessi e poi non è stata capace di cambiare una legge elettorale perniciosa, una classe politica che non è stata in grado di formare un governo saldo ma anzi si è vista costretta a calare le braghe nel nome delle "larghe intese", ed ora si trova in bilico sul baratro di ripicche, capricci e vendette che - ne sono certo - non tarderà ad aprirsi.

Il delirio dei pochi, la condanna dell'Italia.

Pregiudicato. Punto.

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