6.3.15

Politica e genitori incapaci alla crociata contro i videogiochi

Eravate felici che il forte vento di questi ultimi giorni si fosse finalmente placato? Vi stavate godendo il primo tepore di marzo? Se oltre ad essere amanti del clima mite siete anche appassionati di videogiochi un bell'articolo pubblicato su Gamesvillage.it a firma di Claudio Todeschini vi rovinerà questo magic moment. Dopotutto, siamo in Italia...mica in un Paese normale.

In soldoni: alla Camera dei Deputati, presso la VII Commissione Cultura, la dottoressa Angela Nava Mambretti (Presidente del Consiglio Nazionale degli Utenti dell'AGCOM) ha tenuto un'audizione formale "sulla circolazione e sull’utilizzo da parte dei minori di videogiochi implicanti scene di violenza". Qualora gradiste la versione estesa di tutti gli errori e le imprecisioni che hanno caratterizzato tale audizione formale, potete correre (correte, mi raccomando!) a guardare il video; qualora invece preferiate un'esaustivo riassunto, leggete l'articolo citato in precedenza.

In sostanza: siamo alle solite, in questo Paese senza più speranze. La politica sfrutta le emozioni del popolo bue (nel caso specifico, i genitori incapaci, lassisti ed ignoranti che costituiscono a quanto pare una buona percentuale del gruppone relativo, vista la quantità di minori ai quali viene evidentemente permesso di giocare con videogiochi ultraviolenti) per i suoi fini. Poco importa che stavolta ci vadano di mezzo i videogiochi, poco importa che - come al solito - nessuno dimostri di capire un'H di ciò che ci si appresta a distruggere. Siamo in Italia. Questa è l'Italia, signori, il Paese che avrebbe dovuto "cambiare verso".

Un Paese di individui che si riproducono - sempre meno, e verrebbe da aggiungere "per fortuna!" - senza essere minimamente in grado di educare i propri figli; un Paese di gente che continua imperterrita a pontificare su argomenti che non conosce, un Paese nel quale le poltrone per i politici continuano a moltiplicarsi (dai! Inventiamo qualche nuova carica!), mentre i posti di lavoro per i poveri cristi continuano a scomparire. Un Paese, diavolosanto, che ad ogni nuovo capitolo di Grand Theft Auto che arriva sul mercato torna alla carica contro i videogiochi violenti e diseducativi, tanto che Rockstar Games potrebbe pure chiudere il suo reparto marketing ed affidare la promozione dei suoi giochi a noialtri cialtroni.

Un Paese dove, per andare a tenere audizioni formali alla Camera dei Deputati, andiamo a cercare informazioni su Wikipedia, e ancora abbiamo il coraggio di aprire la bocca per parlare. Intanto le poltrone si moltiplicano, mentre per noi popolo bue non cambia nulla, mentre noi popolo bue non ci accorgiamo di nulla. E dire che basterebbe aprire gli occhi per un attimo, per avere chiaro e tondo un quadro della situazione passata, presente e futura del nostro povero Paese, quadro riassumibile nell'unico slogan che, ieri come oggi come domani, non suonerebbe ridicolo se applicato all'Italia: L'ITAGLIA NON CAMBIA VERSO. Mai. Bene così.

Evviva, sempre più in basso.

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