29.6.11

La Corte Suprema USA blocca la legge anti-videogiochi

La causa Brown vs. Entertainment Merchants Association, relativa alla controversa legge californiana che intendeva vietare la vendita di videogiochi violenti ai minori (prevedendo multe fino a 1000 dollari), si è conclusa. La Corte Suprema USA ha infatti sancito la vittoria dell'EMA con 7 voti favorevoli contro 2 voti contrari (link): la pretesa che l'interattività propria del media videoludico costituisse un elemento a favore del divieto di vendita ai minori non è stata infatti considerata convincente.

Ovviamente i commenti dei rappresentanti dell'industrai videoludica non si sono fatti attendere, con il boss di EA John Riccitiello che a mio parere ha centrato l'argomento: "Tutti vincono con questa decisione - la Corte ha affermato i diritti costituzionali degli sviluppatori di videogiochi; gli adulti a casa loro mantengono il diritto di decidere cosa sia giusto o sbagliato, ed i rivenditori possono vendere giochi senza il timore di essere perseguitati alla stregua di criminali".

Credo che la questione in realtà sia molto più semplice: in generale ritengo corretto che un minore non metta le sua manine pacioccose su un GTA a caso, poi sta al genitore valutare cosa sia adatto e cosa no per il proprio figlio. Liberissimo di mettere in mano al bimbo un videogioco nel quale sia possibile uccidere e andare a puttane, ma con la raccomandazione della presenza di un adulto durante le sessioni di gioco: i videogiochi non sono baby-sitter (come non lo è la tv).

Il problema, al solito, non è nel media ma nel fruitore del media: se metto le mutande di lana e poi mi prude il culo la colpa non è delle mutande di lana, ma mia.

Vogliamo mettere fuorilegge le mutande di lana?

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