20.4.11

Esegesi del "prenderlo in culo"

L'esperienza ci dovrebbe insegnare a riconoscere i comportamenti tipici delle persone con le quali, volenti o nolenti, entriamo in contatto: ciò dovrebbe permetterci di comprendere, anticipare, a volte sventare le altrui mosse. Spesso e volentieri, comunque, l'esperienza non ci evita di prenderlo fragorosamente in culo - come dicono in Francia.

Ora, il "prenderlo in culo" concettualmente parlando non è cosa che si possa definire universalmente negativa o universalmente positiva (a meno di non volersi limitare ad un'analisi sessualmente orientata). Ciò che determina la caratterizzazione dell'atto stesso è in realtà la situazione morale del sodomizzato: se il soggetto che si trova ad essere oggetto dell'atto sodomitico (figurato) è soggetto eticamente "a modino", l'atto del "prenderlo in culo" si caratterizza dunque come atto negativo, o "cattivo". Se il soggetto che si trova ad essere oggetto dell'atto sodomitico (figurato, ma anche no) è soggetto eticamente deprecabile, l'atto del "prenderlo in culo" assume connotati positivi e soddisfacenti (perlomeno da un punto di vista prettamente vendicativo).

Detto ciò, la storia ci insegna che, solitamente, le prime a "prenderlo in culo" sono sempre le persone oneste e perbene; le persone cattive ed egoiste, invece, tendono a tenere sempre le chiappe sempre ben strette. Ma c'è speranza! Come direbbe Hegel, infatti, la "tesi" è che prima lo prendi in culo tu; poi però arriva sempre l'"antitesi", che è quando a prenderlo in culo sono gli altri; infine c'è la "sintesi", ovvero tu che ridi di brutto mentre agli altri ancora brucia da impazzire. Detto altrimenti: "chi ride bene, ride ultimo".

1 commento:

Chaos ha detto...

A questo punto immagino di poter dire che ti aspetto in negozio così che tu possa pagare da bere, visto che è finita ben.... (qualunque cosa fosse).
Ma se passi anche senza bevuta, fa piacere lo stesso

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