Le porte aperte.
Per certa gente rappresentano un nemico da sconfiggere, forse un incubo, sicuramente un tabù: difficile resistere alla tentazione di chiudere una porta che si era trovata aperta. Arrivano col loro passo felpato e, quando trovano aperta quella porta che doveva essere chiusa, si guardano in giro terrorizzati: una porta aperta! Oddio, l'ordine delle cose rivoltato, l'orrido rischio che il mondo esterno penetri nella dolce quotidianità sicura del proprio limite invalicabile! Devono fare qualcosa.
E allora la chiudono. Piano, accostandola, guardandosi intorno nella speranza che nessuno si accorga di loro, perchè si vergognano di questa loro paura. Chiudono sapendo bene che quella porta non è di quelle che possano restare socchiuse per volontà propria (come se le porte avessero una volontà propria), chiudono con la certezza che qualcuno nell'oltrepassarle ha deliberatamente scelto di lasciarle accostate, in previsione di un futuro, sperato, rapido e gradito ritorno.
E se ne vanno di soppiatto, la loro limitata quotidianità di nuovo sicura oltre quel limite tornato nuovamente ad essere invalicabile. E ti incontrano, perchè è così che vanno le cose a questo mondo, e ti salutano mentre tu torni sui tuoi passi e loro accelerano i loro, in opposta direzione. Perchè sanno - a differenza tua - che le porte aperte, qui, durano poco, perchè è così che vanno le cose a questo mondo ed è così che, certa gente, riesce a vincere le proprie battaglie.
E a romperti i coglioni.
Chissà che ci sarà mai dietro la porta chiusa.