Il calcio italiano è ostaggio di quattro anarchici, falliti e codardi che si definiscono ultras; e dico "quattro" per dir che sono pochi.
Sappiamo bene cosa sia successo ieri: in un autogrill, un ragazzo è stato ucciso da un poliziotto, in circostanze ancora da definire. Il caso ha voluto che quel povero ragazzo fosse un tifoso della Lazio, in viaggio per andare ad assistere alla partita Inter-Lazio: apriti cielo.
In men che non si dica, la notizia si diffonde in tutti gli stadi d'Italia e la morte di un ragazzo viene presa a scusa per scatenare l'apocalisse.
A Taranto, a Bergamo e a Roma succede il finimondo: con la minaccia di dare luogo a "qualcosa di grave" vengono interrotte partite, la sede del CONI viene presa d'assalto, in tutto il paese la polizia e le forze dell'ordine in generale vengono fatte oggetto di atti di terrorismo (si, terrorismo).
Quei famosi quattro anarchici, falliti e codardi muovono ancora una volta guerra contro i rappresentanti dello Stato, contro le forze dell'ordine. E hanno la faccia di definirsi ultras, magari; hanno la faccia di mischiarsi a gente che vive (anche) di una passione per una squadra di calcio.
Ma perchè scrivo anarchici? Perchè falliti? Perchè codardi? Lo spiego.
Questi criminali, questi terroristi sono senz'ombra di dubbio degli anarchici: sappiamo che spesso le curve italiane si appropriano delle ideologie politiche; ci sono dunque curve chiaramente di sinistra, e curve smaccatamente di destra. Questi famigerati quattro gatti, questi quattro criminali, però, nel trovare un avversario nelle forze dell'ordine dimostrano chiaramente di essere null'altro che anarchici, e della peggior specie.
Anrachici ignoranti, oltretutto, perchè -poco ma sicuro- non ci sono profonde argomentazioni filosofiche a base della loro scelta.
Questi quattro rifuti umani, questi quattro avanzi di galera (anche se, magari, la galera nemmeno l'hanno mai vista, ahimè), sono anche dei falliti; incapaci di affermarsi come individui, preferiscono all'anonimato la gloria effimera del gruppo, la smania bestiale del branco che fa sentire un leone anche la più sgangherata delle pecorelle. Seguono idee altrui, spesso senza capirle, e solo la domenica (o il sabato, o il mercoledì...) riescono a sollevarsi da un nulla quotidiano (come persone e come società che li circonda) che non vogliono sopportare come si conviene alle persone senza qualità.
Questi quattro cani randagi, questi quattro aborti della società sono, infine, dei grandissimi codardi. Si: gradissimi codardi.
Guardate le immagini di ieri: "tifosi" che vanno allo stadio con il volto sempre nascosto da passamontagna, o da sciarpe, o da felpe-e-cappelli che andrebbero bene solo d'inverno, quando l'aria è fredda. Codardi che sanno benissimo di essere nel torto, e che nascondono la loro brutta faccia per paura di perderla un'altra volta.
Codardi che, anche nell'unico momento (la partita) e nell'unico modo (la violenza) che hanno per elevare la loro condizione di scarto umano non riescono ad avere le palle per mettere la loro grandissima faccia d'immerda, e la nascondono sotto un velo che, in quanto tale, a noi non lascia altra possibilità che definirli tutti quanti, in blocco: anarchici, falliti e codardi.
12.11.07
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