25.11.07

Bambini grandi, non grandi bambini

Non voglio sottilizzare, non mi interessa determinare fino a che età un bambino sia ancora definibile "bambino", oppure entri a far parte della categoria degli "adolescenti".
Mi è capitato di imbattermi, durante un week-end passato a Torino, in un gruppo di bambini che, probabilmente, erano appena usciti da scuola. Io e la morosa si andava in quel di Sassi, per prendere il trenino a cremagliera che ci avrebbe portati sulla collina di Superga a visitar la basilica; incontriamo l'allegro gruppo sul tram.

Saranno quattro o cinque, tra di loro due femmine, e stanno discutendo delle loro avventure scolastiche.

Si beano dei guai che han combinato, ovviamente in ambito scolastico: chi ha rotto un vetro, chi ha giocato con le bombolette spray e gli accendini (...dando fuoco alla porta di un bagno), chi ha dimostrato in altro modo la propria intelligenza e il proprio savoir-faire (...). E' istruttivo sentire come, per loro, fracassare bruciare istoriare rovinare gli arredi di una scuola pubblica sia cosa assolutamente normale, un fatto-della-vita del quale discutere, e qui viene il bello, con gli stessi toni che dei trentenni qualsiasi userebbero per chiacchierare del più (+) e del meno (-).

Se non li avessi visti salire, e esulando dal contesto del loro raccontarsi (avventure a scuola), avrei detto che le persone che stavano facendo quei discorsi fossero stati dei miei coetanei; poi si arriva alla fermata, uno di loro fa per scendere, e dal fondo del tram un suo amico si lascia sfuggire in maniera confusa prima un saluto e poi una parolina che, anche al sottoscritto, ricorda come assonanza il termine "frocio".
Il ragazzotto invece di scendere torna sui suoi passi, con l'occhio serio e il passo fiero, e dall'alto della sua ben portata pinguedine chiede perentorio all'amico "puoi ripetere cosa hai detto?", promettendo tra le righe conseguenze ferali qualora l'impressione sonora fosse confermata dal povero tapino.
Roba che a me viene voglia di saltar su, prenderlo a ceffoni e chiedergli, con l'occhio serio e dall'alto della mia esuberanza pilifera, di piantarla di atteggiarsi a ras del quartiere, perchè ciccio avrai si è no quattordici anni e dovresti portare un po' più di rispetto a questo mondo, alle persone che ti circondano e soprattutto alla tua età.
Per fortuna l'incidente si risolve con un nulla di fatto, anche se una delle simpatiche bambine amiche del pingue piccolo-ras, una volta sceso il suddetto si lascia sfuggire a commento della vicenda un disprezzante "...coglione". Il pingue tanto è già per strada, e tanto non la può sentire. Roba che nemmeno le mie amiche trentenni più bastardedentro, un livore ed una alterigia che le acidelle della mia età se la sognano, un tono da lasciarti di stucco come nemmeno la più snob delle donne-fatte-e-finite in premestruo.
E cazzo bimba anche tu avrai si e no quattordici anni.

Bambini che fanno i grandi. Mica grandi bambini.
Bambini che invece di affrontare un passo per volta i grandi cambiamenti che la vita prepara per loro decidono che "essere fighi" è molto meglio, molto più utile e redditizio, molto più cool trendy modaiolo e altri cazzosissimi termini simili. Bambini che fracassano bruciano istoriano rovinano gli arredi di una scuola pubblica e poi ne parlano senza nessuna vergogna, roba da prendere i genitori e dare loro una bella ripassata.
Bambini piccoli piccoli, che oggi interpretano male un ruolo che, domani, interpreteranno peggio.

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