Tutti i giorni sveglia alle sei, colazione con paste da latte e chicchi di melograno (varietà salentino-spagnola), stivali e vestiti che sanno di olio, 23° gradi a novembre e via verso la campagna a raccogliere olive.
I teli da tendere, l'erba ancora bagnata, i rami da rastrellare uno
dopo l'altro, il rinforzino di metà mattina con il caffè dolce e bomboloni che esplodono letteralmente di crema, le braccia indolenzite a
causa dell'uso prolungato del rastrello elettrico, il viso abbronzato.
Il pranzo in mezzo ad un
prato con panino e mandarini, ancora teli da tendere e rami da rastrellare, il rastrello elettrico inteso come segno del comando, una cascata di olive da schivare, poi il sole che tramonta, l'ora di andare al frantoio.
E una partenza che mi sembra segnare la fine di una vacanza. E se chiudo gli occhi vedo una pioggia di olive.
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