E' il problema ricorrente di questi giorni: non sai se quello di cui stai parlando sia etichettabile come "sport" oppure come "cronaca". Anche questa volta, opto per la "cronaca".
Oggi 22 ottobre 2012 il signor Pat McQuaid, presidente dell'Uci (Unione Ciclistica Internazionale), ha comunicato che l'Uci riconosce la sentenza dell'Usada, l'agenzia antidoping statunitense, che ha squalificato il ciclista Lance Armostrong per doping, e dunque non presenterà appello contro tale sentenza. Lance Armostrong perde tutti i titoli vinti dal 1° agosto 1998 al 2005, e quindi anche i suoi 7 Tour de France consecutivi (1999 - 2005). "Lance Armstrong non ha più alcun posto nel ciclismo", le parole di McQuaid.
Per chi non abbia mai seguito il ciclismo questa sentenza significa poco o niente, vale giusto la curiosità di vedere aggiornata in maniera singolare la pagina dedicata all'albo d'oro del Tour de France su Wikipedia: 7 anni di "buco", con un americano che aveva dominato in lungo e in largo prima di essere beccato - anche se in terribile ritardo - con le mani nel sacco. Per tutti gli altri questa sentenza dovrebbe sancire, se il mondo gira ancora nel verso giusto, la morte definitiva del ciclismo: per quanto mi riguarda, qui si parla di un cadavere già bello che decomposto da parecchio tempo.
Vediamo di capirci: fottesega se abbia ragione l'Usada, e Lance Armstrong si sia davvero dopato, o se abbia ragione Lance Armstrong, e quella dell'Usada sia soltanto una cantonata di dimensioni apocalittiche. In entrambi i casi, quel che restava della malconcia immagine del ciclismo va definitivamente a farsi fottere davanti e dietro con un filo di A2M compreso. Chi in quegli anni abbia seguito le vicende del Tour, con le sfide tra Armstrong e Pantani o tra Armstrong e Jan Ullrich, tra salite, discese, cronometro, con tappe vinte, dominate e lasciate vincere, quei pomeriggi in diretta sulla Rai a godersi anche il panorama delle campagne francesi...chi abbia vissuto da tifoso quegli anni oggi se li vede portati via. Non valevano un cazzo, ti sei emozionato per niente. Ti hanno preso per il culo.
Uno sport che negli ultimi anni ha visto rivoluzionate troppe sue classifiche fuori tempo massimo, con le maggiori competizioni a tappe che hanno buttato giù dal podio dopati a ripetizione, oggi - e non importa da che parte stia la verità - perde anche 7 anni della sua storia. Se a voi pare poco, accomodatevi e continuate a tifare per Tizio, Caio o Sempronio, oppure ad emozionarvi per uno scatto o per una discesa presa a rotta di collo. Io le mie emozioni le tengo per me, anzi le riservo per qualcosa di meglio: il ciclismo è morto, evviva gli altri sport.
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