E' un maggio norvegese.
Freddo cane: celo.
Giacca pesante: celo.
Cappello di lana: celo.
Cielo plumbeo: celo.
Vasto specchio d'acqua, altrettanto plumbeo: celo (oggi è lacustre, lo scorso anno era marino).
Montagne innevate sullo sfondo: celo.
Vento sferzante: celo.
Faccio 'sto conto della serva, 'sto giochetto del "celo manca", e mi accorgo che siamo arrivati a maggio e sembra di essere non in Italia, sulle allegre sponde del Lago Maggiore, ma nella ridente Norvegia. L'illusione è però immediatamente rotta da un dettaglio: realizzo che qui manca la provvidenziale pioggia ghiacciata, qui se piove ti bagni. In Norvegia quel freddo, quel vento, anche quel cielo plumbeo, erano in qualche maniera incomprensibile elettrizzanti. Qui, invece, ti viene da pensare che fa solo freddo e che c'è semplicemente un gran tempo di merda.
Ma lasciatemi credere, per un attimo, che questo sia un maggio norvegese.
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