Tutti gli anni attendiamo la parata militare del 2 giugno solo per vedere sfilare, a passo di corsa, i bersaglieri.
Vediamo sfilare centinaia di militari, e ogni reggimento va del suo passo, uno dopo l'altro, e le fanfare militari suonano e suonano. Poi, ad un certo punto, via dei Fori Imperiali si svuota: c'è da fare spazio a chi arriva di corsa, saluta e passa via nel giro di pochi secondi. C'è da fare spazio ai bersaglieri.
Quel vuoto annuncia il loro arrivo, ed è una promessa sempre mantenuta: eccoli, infatti. Eccoli qua, anche quest'anno...
E mia madre piange.
Piango anche io, solo che non lo faccio vedere, diamine.
Mi commuovo pechè vedo passare mio nonno, che da giovane fu bersagliere e se n'è andato tanti anni fa, a causa di un brutto male; tutti gli anni lo rivedo correre lungo i Fori Imperiali, giovane e forte, anche se io giovane e forte non l'ho mica mai visto. Non so dire quanti siano, a sfilare, ma in mezzo a tutti quei bersaglieri c'è di sicuro anche lui. Non so, non so, ma c'è.
In mezzo a quei bersaglieri c'è qualcuno che mi sorride, e che mi fa sentire piccolo piccolo piccolo.
E mentre mi sento così piccolo, e piango di nascosto, non mi importa più di tutta quella gente che si scandalizza per una parata militare.
E penso che in quella parata c'è chi ci vede un marito, chi un figlio, chi un padre e chi un fratello. Attendono di vederli passare, di sentire un brivido correre lungo la schiena alla vista della tal divisa, oppure al suono della tal fanfara.
Eccoli, ci sono tutti.
Poveri gli uomini e le donne senza memoria, senza leggi e senza vergogna.
2.6.07
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