C'è un uomo che vedevo spesso andare su e giù, su e giù per i corridoi di un ricovero per anziani che mi capita di frequentare di tanto in tanto; quest'uomo, uno dei degenti, camminava (fin quando le gambe glielo permettevano) rasente ai muri, lento-lento, con una mano a sfiorare il corrimano e l'altra a solcare l'aria.
Ogni tanto capitava che i nostri sguardi si incrociassero, ma dalla sua bocca perennemente aperta non è mai uscita risposta ai miei sommessi "salve".
E' successo che improvvisamente non l'ho più visto.
Vengo a sapere, confusamente, che alla fine di un pasto l'uomo aveva avuto da ridire con un altro ricoverato...non ho mai capito bene, dai racconti, cosa sia effettivamente successo: sta di fatto che l'uomo era caduto e, da quel giorno, era dovuto restare bloccato nel suo letto. Camminando rasente al muro, su e giù per il corridoio, alla fine mi riesce di scorgerlo: la sua è una delle ultime camere, e il suo letto è vicino alla porta.
Alcuni giorni mi fissava, mentre passavo; altri dormiva e stavolta era il mio sguardo (e non il mio saluto) a non essere ricambiato.
"Sta dimagrendo", ho pensato col passare del tempo.
Da qualche giorno gli hanno messo una maschera ad ossigeno, evidentemente le sue condizioni stanno peggiorando...un buon modo per dire che sta morendo, ho pensato. Oggi ho avuto la conferma.
Due infermiere escono dalla camera adiacente, cariche di pannoloni carichi di merda e di lenzuola impregnate di quella nutrizione al profumo di vaniglia che appiccica più di qualsiasi altra cosa che io abbia mai avuto modo di maneggiare.
Le due donne passano di fronte alla camera dell'anziano, e si fermano a guardarlo.
"Nessuno che venga a trovarlo", dice una.
"E' solo, sempre solo. Anche adesso", aggiunge l'altra.
"...quanto è difficile morire", sospira la prima scuotendo la testa.
Ora non è mia intenzione sparare cazzate sul fatto che a volte, invece, non ci rendiamo conto di quanto sia facile morire: pensiamo ad un incidente in auto, ad un bel colpetto, a qualsiasi cosa che ci tolga dalle palle degli altri in un attimo...e via.
Volevo solo riflettere sul lavoro di queste persone, di queste infermiere, che giorno dopo giorno dopo giorno camminano avanti e indietro per i corridoi di questa e di tante altre strutture simili nelle quali vanno a morire tante persone.
Infermiere che lavano il culo dei nostri anziani, e che loro malgrado troppo spesso lavano anche le coscienze di alcuni di noi.
Che i nostri anziani li mandiamo a morire nelle loro mani, e li dimentichiamo fino al giorno dei funerali.
Ogni tanto capitava che i nostri sguardi si incrociassero, ma dalla sua bocca perennemente aperta non è mai uscita risposta ai miei sommessi "salve".
E' successo che improvvisamente non l'ho più visto.
Vengo a sapere, confusamente, che alla fine di un pasto l'uomo aveva avuto da ridire con un altro ricoverato...non ho mai capito bene, dai racconti, cosa sia effettivamente successo: sta di fatto che l'uomo era caduto e, da quel giorno, era dovuto restare bloccato nel suo letto. Camminando rasente al muro, su e giù per il corridoio, alla fine mi riesce di scorgerlo: la sua è una delle ultime camere, e il suo letto è vicino alla porta.
Alcuni giorni mi fissava, mentre passavo; altri dormiva e stavolta era il mio sguardo (e non il mio saluto) a non essere ricambiato.
"Sta dimagrendo", ho pensato col passare del tempo.
Da qualche giorno gli hanno messo una maschera ad ossigeno, evidentemente le sue condizioni stanno peggiorando...un buon modo per dire che sta morendo, ho pensato. Oggi ho avuto la conferma.
Due infermiere escono dalla camera adiacente, cariche di pannoloni carichi di merda e di lenzuola impregnate di quella nutrizione al profumo di vaniglia che appiccica più di qualsiasi altra cosa che io abbia mai avuto modo di maneggiare.
Le due donne passano di fronte alla camera dell'anziano, e si fermano a guardarlo.
"Nessuno che venga a trovarlo", dice una.
"E' solo, sempre solo. Anche adesso", aggiunge l'altra.
"...quanto è difficile morire", sospira la prima scuotendo la testa.
Ora non è mia intenzione sparare cazzate sul fatto che a volte, invece, non ci rendiamo conto di quanto sia facile morire: pensiamo ad un incidente in auto, ad un bel colpetto, a qualsiasi cosa che ci tolga dalle palle degli altri in un attimo...e via.
Volevo solo riflettere sul lavoro di queste persone, di queste infermiere, che giorno dopo giorno dopo giorno camminano avanti e indietro per i corridoi di questa e di tante altre strutture simili nelle quali vanno a morire tante persone.
Infermiere che lavano il culo dei nostri anziani, e che loro malgrado troppo spesso lavano anche le coscienze di alcuni di noi.
Che i nostri anziani li mandiamo a morire nelle loro mani, e li dimentichiamo fino al giorno dei funerali.
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