6.12.07

C'è tutto un mondo intorno

Sfortunatamente la mia memoria a lungo termine si è fulminata nel lontano 2001, dopo una tremenda overdose di lenticchie e cotechino, e di conseguenza i miei ricordi non vanno oltre quella data, ma di una cosa son sicuro: fino a qualche anno fa la mia esperienza videoludica era profondamente diversa rispetto ad oggi.
Ricordo che, da giovane, affrontavo un videogioco come fosse una missione: lo sceglievo (oppure era lui a scegliere me), lo affrontavo, mi ci immergevo totalmente e non lo lasciavo finchè non lo finivo.
Non importava quanti game-over avrei dovuto affrontare, quanto sudore avrei dovuto sudare per vedere alfine il termine delle vicende narrate nel videogame, nossignori: prendevo a cuore le avventure di quei 4 o 4000 poligoni che si muovevano sullo schermo, entravo corpo e anima nel mondo di gioco e mi divertivo un sacco a esplorarlo in ogni minimo pertugio.
Non importava il genere: sparatutto, giochi di ruolo, strategici, avventure grafiche: ogni minimo dettaglio era importante, rappresentava un luogo da visitare o un'esperienza da vivere, e come tale meritava di essere visto e vissuto.
Ah, quanti ricordi...Hidden & Dangerous, Septerra Core, il mitico PC Calcio. Roba che quando toglievi il cd dal lettore, per concedergli finalmente il meritato riposo e riporlo sullo scaffale, quasi quasi ti prendeva il magone pensando che tutti quei contenuti non li avresti mai più rivisti (a meno di non rigiocare per una seconda volta il capolavoro The Elder Scrolls III: Morrowind, ma questa è un'altra storia).

Ma ecco che a questo punto arriviamo al giorno d'oggi...

Una volta il Sig. Warren Spector, tentando di giustificare la longevità pressochè dimezzata del secondo capitolo della saga di "Deus Ex" (il dimenticabile Invisible War) rispetto al primo, inimitabile capitolo della saga, guardando uno scaffale di casa sua pieno zeppo di videogiochi, disse più o meno: "tutti quei contenuti, tutta quell'arte...e ne avrò visto si e no il 20%".
Direi che la mia situazione attuale è ben descritta dalle parole del Sig. Spector: il tempo per videogiocare è sempre meno, e intanto il mio scaffale si riempie di videogiochi che -ahimè- a volte ho giusto il tempo di installare, vedere come "girano" sul mio pc supah-dupah, e lasciare poi a prendere polvere. Ne cito giusto alcuni, per farvi capire il mio dramma (e per farvi rosicare): The Elder Scrolls IV: Oblivion; Stranglehold; The Settlers - Rise of an Empire; Spellforce 2 Shadow Wars; Unreal Tournament III; Far Cry; Diabolik Original Sin; Jade Empire Special Edition; Gothic 3; Test Drive Unlimited...e ne cito solo alcuni.

Lasciando da parte ovvi discorsi di carattere economico, del tipo "Uhè tipo, ma tu c'hai proprio dei gran soldi da buttare via", quello che mi interessa sottolineare è altro: non sono affatto convinto che questo mio fare zapping da un videogioco all'altro sia un male. Anzi.
Se da un lato è vero che non approfondisco a dovere alcun titolo (a parte il formidabile FIFA Manager 08...da anni attendevo un gioco così), dall'altro devo ammettere che questo entrare-e-uscire da tanti mondi videoludici differenti mantiene in qualche modo giovane il mio cervello di "vecchio" videogiocatore.

Vedo il bello e il brutto che i videogiochi hanno da offrire, resto aggiornato sui lenti ed inesorabili miglioramenti che, soprattutto dopo l'arrivo della nuova generazione di console, si sono manifestati sempre più prepotentemente sulla scena (costringendomi ad un poderoso upgrade...o forse sarebbe meglio dire salasso); gioco poco di tutto, questa è la verità. Suddivido la mia tanta passione e il mio poco tempo su tanti prodotti (che orribile parola) differenti.
Volete definirmi un casual gamer? Fate pure.
Io vi rispondo che, come diceva una vecchia canzone dei Matia Bazar: "Pam, c'è tutto un mondo intorno".

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